SUONETTI
Percezioni acustiche in forma poetica
Dal 29 agosto fino al prossimo giugno, tutte le notti dal lunedì al venerdì, alle 23.58, RTSI2 (il secondo canale della RADIO SVIZZERA IN LINGUA ITALIANA) trasmette
SUONETTI - Percezioni acustiche in forma poetica,
di Mechi Cena e Francesco Michi
La Rete Due della Radio Svizzera in lingua italiana ha chiesto a Mechi Cena e Francesco Michi di tornare ai propri microfoni per proseguire l’esperienza e la suggestione creata, ricorderete, dalla serie "L’essere rumoroso".
Questa volta la forma è contemporaneamente più agile ed impegnata, a non cambiare sono i "grandi temi ispiratori" dettati dal mondo sonoro. Nella nuova rubrica giornaliera dal titolo "Suonetti", si rifletterà sulla nostra contemporaneità attraverso i suoni che riusciamo, o non riusciamo più, a percepire. La lunghezza è … quella di un sonetto, poco meno di un minuto; anche la forma è più lirica che narrativa. Una pennellata sonora, una percezione acustica, in forma poetica.
Chi non vive in Svizzera o non ha la parabola, può comunque ascoltare i suonetti in diretta radiofonica attraverso la radio via internet di RSI: andare sul sito e cliccare su "ascolta la radio", si aprirà un player con cui ascoltare la programmazione della rete 2 di RSI.
DAL 30 agosto, nel giorno successivo alla sua diffusione radiofonica, il testo di ogni suonetto sarà pubblicato, in tarda serata, su questo sito, col link al podcast di RTSI2, per poterlo anche ascoltare nella lettura di Mechi Cena.
PROGRAMMA DELLE PRIME DUE SETTIMANE, DAL 29 AGOSTO AL 9 SETTEMBRE
29 agosto 2011 – Suonetto
30 agosto 2011 – Pioggia
31 agosto 2011 – Terrore
01 settembre 2011 – Preghiera
02 settembre 2011 - Un viaggio in macchina.
05 settembre 2011 – I suoni non si raccolgono.
06 settembre 2011 – Sentinella.
07 settembre 2011 - Infrasuoni ultrasuoni.
08 settembre 2011 - Ex voto.
09 settembre 2011 - Viaggio in auto 3
Le maree, come i suoni, fanno a meno di essere percepite. Tendono all’infinito. Esistono anche se non le vediamo o li sentiamo.
Altri le vedono, come i marinai dell’800 che aspettavano la marea sigiziale per prendere mare, lasciare il porto e far vela per chissà dove. Valparaiso? New Orleans, Luanda?
“La Nellie ruotò sull’ancora senza far oscillare le vele, e restò immobile. La marea si era alzata, il vento era quasi caduto e, dovendo ridiscendere il fiume, non ci restava che ormeggiare aspettando il riflusso.
L’estuario del Tamigi si apriva davanti a noi, simile all’imbocco di un interminabile viale. Al largo, il cielo e il mare si univano confondendosi e, nello spazio luminoso, le vele color ruggine delle chiatte che risalivano il fiume lasciandosi trasportare dalla marea, sembravano ferme in rossi sciami di tela tesa tra il luccichio di aste verniciateâ€. (1)
Così come la forza di marea - che risulta direttamente proporzionale alla massa dell’astro e inversamente al cubo della distanza tra il centro dell’astro e i punti della superficie terrestre – è un fenomeno fisico quotidiano, anche i suoni vivono nell’esistenza e nel tempo.
Come i suoni, le maree ci sono, basta, se uno vuole, osservarle.
Per dimostrare e spiegare, come Galileo Galilei che nella sua Giornata quarta, del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, considera il movimento dei mari come vera e propria prova dell’ipotesi di Copernico.
“E prima, ditemi qual deva essere il corso di quell’acqua, che, entrando per lo stretto, si conduca in 6 ore sino all’estreme spiagge del Mediterraneo, in distanza di due e tremila miglia, e che il medesimo spazio ripassi in altrettanto tempo nel suo ritorno? che faranno i navilii sparsi pe ‘l mare? che quelli che fussero nello stretto, in un precipizio continuo di un’immensa copia di acque, che, entrando per un canale largo non piú di 8 miglia, abbia a dare il transito a tant’acqua che in 6 ore allaghi uno spazio di centinaia di miglia per larghezza e migliaia per lunghezza? qual tigre, qual falcone, corse o volò mai con tanta velocità ? con velocità , dico, da far 400 e piú miglia per oraâ€. (2)
E pure il battito d’ali di quel falcone immaginario deve aver prodotto un qualche rumore.
Anche i suoni servono per spiegare, se fosse davvero vero che per capire la cultura occidentale bisogna ascoltare il mondo, e non osservarlo, come scrive Jaques Attalì intorno al ‘78. Che la vita fosse rumore e la morte silenzio, l’aveva già scritto Pasolini almeno nel ‘57:
Spande una mortale
pace, disamorata come i nostri destini,
tra le vecchie muraglie l’autunnale
maggio. In esso c’è il grigiore del mondo,
la fine del decennio in cui ci appare
tra le macerie finito il profondo
e ingenuo sforzo di rifare la vita;
il silenzio, fradicio e infecondo…
[…]
È un brusio la vita, e questi persi
in essa, la perdono serenamente,
se il cuore ne hanno pieno. (3)
E’ vero, “ciò non spiega perché la Luna, nonostante abbia
una massa notevolmente inferiore rispetto a quella solare, abbia per la sua relativa vicinanza un effetto di marea superiore di circa 2,2 volte a quello prodotto dal Soleâ€, così come non spiega come un fenomeno simile alla risonanza acustica sia riuscito a far crollare un ponte a Tacoma, negli Stati Uniti, dove un venticello fresco di 57 km/h, nemmeno particolarmente intenso, fece oscillare un ponte di 1500 metri e più, per un’ora come una perfetta sinusoide di corrente elettrica vista all’oscilloscopio.
1) 1) Joseph Conrad, Cuore di tenebra, traduzione di Luisa Saraval, Garzanti, 1990. ISBN 8811584124
2) 2) Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Giornata quarta.
3) 3) Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci, Garzanti, 1957.
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